Letture di Gennaio 2020
Questo mese sono partita in quarta con il vecchio proposito di affrontare testi di narrativa del fantastico che avessero vinto premi prestigiosi (generalmente negli USA, dove fantasy e fantascienza sono generi diffusi e apprezzati, quantomeno più che nel vecchio continente). Un vecchio amico, anni fa, mi rimproverava una “eccessiva fiducia nelle istituzioni”; io resto dell’idea che, per quanto i premi letterari siano fallibili, un po’ di credito ancora lo hanno; pertanto intendo utilizzarli come suggeritori di letture nuove.
Il primo esperimento è stato All the Birds in the Sky (2016) di Charlie Jane Anders, purtroppo inedito in Italia. Si tratta di un misto tra fantasy e fantascienza che nel 2017 ha vinto il Nebula Award come miglior romanzo, il Locus Award come miglior romanzo fantasy, e ha avuto una nomination come miglior romanzo agli Hugo Award (direi che basta, per concedergli una possibilità). Ho impiegato un po’ a farmi trascinare, sarà perché con la lingua inglese devo concedermi il tempo di ingranare, ma poi sono entrata in sintonia con questo stile asciutto e talvolta sarcastico, sembra davvero di sentir parlare gli adolescenti di una high-school americana. Lì per lì i protagonisti non mi erano sembrati troppo originali (due outcast che trovano rifugio nella loro amicizia), ma poi la storia mette in campo un villain ir-re-si-sti-bi-le, senza contare poi un evento di grandi proporzioni che alza la posta in gioco ben oltre i rapporti fra compagni di scuola o le aspettative delle famiglie. Vale la pena di superare qualche diffidenza iniziale per arrivarci, dopodiché sono grandi soddisfazioni.
Stesso criterio anche per scegliere un altro libro, a cui per la verità facevo il filo da un sacco di tempo: Annientamento (in originale Annihilation, 2014), di Jeff VanderMeer, primo volume della Trilogia dell’Area X e vincitore, nello stesso anno della pubblicazione, del Nebula Award come miglior romanzo. Annientamento è un libro breve ma complicato, che si porta dietro una scrittura minuziosa, dettagliata, sembra di guardare tutto al microscopio (non credo sia un caso, che la protagonista nonché voce narrante sia una biologa che si perde volentieri in ricordi e ragionamenti sugli esseri viventi e sugli ecosistemi che essi generano e popolano). A volte ho faticato a procedere, ho percepito dello sbilanciamento fra azione e descrizioni (a favore di queste ultime). La storia, che riguarda l’esplorazione di una zona misteriosa governata da leggi tutte sue, non ha uno svolgimento classico in stile “viaggio dell’eroe”, o almeno non in modo esplicito: la protagonista subisce eccome un’evoluzione nel corso dell’avventura, ma sempre immersa in un’atmosfera di mistero e pericolo che non trova una vera soluzione. L’inquietudine è la sensazione principale che ho ricevuto da questo libro, insieme al desiderio (anch’esso inquieto) di leggerne i due seguiti, oltre che di vedere il film con Natalie Portman che ne è stato tratto.
Ho impiegato settimane per venire a capo di questi due libri, ma pochi giorni per i successivi due, decisamente più colloquiali: non narrativa, bensì saggistica divulgativa. Uno è Lavorability (2020), di Marco Montemagno, il celebre social media performer (non lo chiamo così in senso dispregiativo, ma solo nel senso che l’attività per cui è più famoso sono i suoi video, da solo o con ospiti). Il testo contiene una serie di suggerimenti sulle qualità di cui bisognerebbe rifornirsi per affrontare, negli anni a venire, un mercato del lavoro sempre più mutevole: un misto di competenze, elasticità, abilità comunicative e propensione alla responsabilità. Nessuna rivelazione epocale, tutti ragionamenti basati in massima parte sul buon senso o poco più; ma, come sempre negli scritti e nei video di Montemagno, si trovano diverse pilloline fra le quali ciascuno può individuare quelle che gli sembrano più utili o suggestive. Per chi, come me, cerca di reinventarsi nel tempo libero o ha figli che si affacceranno su quel famoso mercato mutevole, captare spunti qua e là fa sempre bene.
Infine, per curiosità intellettuale e NON per ambizione professionale (io qua butto giù appena qualche input, non scrivo vere recensioni), ho letto Book blogger. Scrivere di libri in Rete: come, dove, perché (2018) di Giulia Ciarapica. La primissima cosa che mi verrebbe da dire è che questa giovane signora decisamente non è l’ultima arrivata, e dal libro lo si deduce con chiarezza: basta osservare la logica, la proprietà di linguaggio, i criteri che reggono l’impalcatura dei contenuti. Non ci provo nemmeno, a riassumere questo breve saggio: dico solo che va letto e studiato integralmente da chiunque voglia avvicinarsi al mondo delle recensioni, via blog e/o via video, ma soprattutto va applicato. Dubito fortemente che, fra le innumerevoli persone impegnate quotidianamente in rete nel book blogging, tante abbiano quelle basi e quel metodo che, davvero, porterebbero la loro attività a tutt’altro livello.