Le liste di lettura: i miei criteri di selezione
Le liste di lettura sono la passione e a volte il chiodo fisso di molti lettori forti. Si procede ad allungarle nel corso dell’anno e si riesce a smaltirle un minimo nei periodi vacanzieri, salvo poi ri-allungarle alla prima occasione. Ti racconto qualcosa sulle mie scelte e i miei criteri.
La mia lista in realtà sono due: libri già disponibili (sugli scaffali della libreria o nell’e-reader) e libri che prima o poi devo procurarmi. All’interno della seconda lista ci sono anche suddivisioni ulteriori: quelli che hanno vinto premi letterari importanti (italiani o esteri, di genere e non), quelli consigliati da un’amica del cui giudizio mi fido in modo particolare, quelli scovati grazie a recensioni interessanti…
Tendo a fare progetti di lettura a lunghissima scadenza, e di recente ho elaborato dei criteri impegnativi che non rispondono solo alle esigenze del gusto ma anche a quelle della formazione. Tradotto: non posso e non voglio leggere solo quello che (presumibilmente) mi piace, ma anche quel che “bisogna” leggere per affinare il proprio gusto e allargare i propri orizzonti, tanto più se si è aspiranti autori/autrici. Probabilmente lo faccio anche per un tocco di snobismo, della serie “io non sono una di quelle che leggono sempre le stesse cose e che non escono mai dalla propria comfort zone”.
Ho iniziato in modo intuitivo a seguire questo principio e sono da poco arrivata alla conclusione che, ogni anno, mi piacerebbe leggere almeno:
– un vincitore di Premio Strega;
– un vincitore di Premio Campiello;
– un vincitore di Premio Bancarella;
– un vincitore di Man Booker Prize;
– un vincitore di Hugo Award;
– un vincitore di Nebula Award;
– un vincitore di World Fantasy Award;
– un vincitore di Locus Award per il fantasy;
– un vincitore di Locus Award per la fantascienza;
– tre libri di autori super-mega-best-seller (ad es. King, Dicker, Follett, Grisham, Patterson, Smith, Kinsella, Rowling, King, Dicker, Zafon…);
– tre esponenti del grande romanzo americano (ad es. Roth, Steinbeck, Franzen, Hemigway…);
– tre esponenti della letteratura russa (ad es. Gogol, Tolstoj, Dostojevskj…);
– tre esponenti della scuola sudamericana (ad es. Borges, Garcia-Marquez, Amado…);
– tre esponenti della letteratura giapponese (as es. Mishima, Yoshimoto, Ishiguro…)
– tre libri di genere giallo e/o noir e/o thriller;
– tre libri di genere rosa e/o erotico e/o chick-lit e/o “al femminile” (ad es. Kinsella, Roberts, Balogh…);
– tre libri di genere fantasy;
– tre libri di genere fantascientifico;
– tre libri da saghe (come quelle di Sanderson, Ferrante, Asimov…);
– sei testi di saggistica.
Totale, 45 libri: facilmente la mia quota complessiva annuale. Per fortuna è tutta roba che in gran parte voglio leggere, e non solo che sento di dover leggere (ah dimenticavo, mi sono anche imposta la regola che, fra i tanti, una dozzina dovrebbero essere in lingua inglese). Inoltre, alcuni libri facilmente soddisfano più di un criterio: per esempio, Harry Potter potrebbe tranquillamente rientrare sia nella categoria delle saghe, sia in quella dei fantasy, sia in quella dei best-seller. Prima o poi inserirò fra i “must” i vincitori di altri premi nazionali: francesi, tedeschi, spagnoli, oppure modificherò alcune categorie in funzione del target (ragazzi, adulti, YA…) invece che del genere, o aggiungerò altre provenienze geografiche. Per ora, ho già osato troppo – e se volessi farmi del male tenterei la Rory Gilmore Reading List Challenge (ovvero le centinaia di libri lette da Rory Gilmore nella serie tv Una mamma per amica, in originale Gilmore Girls).
In tutto questo, la mia lista di lettura (fra cui pescare, di anno in anno, i libri che rispondano a quei criteri) conta già un po’ più di QUATTROCENTO titoli. Verrebbe da spararsi, ma poi ho pensato che, forse, in cinque anni smaltisco almeno i più importanti e quelli che mi fanno più gola! C’è di buono che certe categorie già di per sé non sono infinite e, qualora anche lo fossero, possono essere messe da parte nel momento in cui ne avessi sperimentata una quantità sufficiente. Per esempio: se i grandi romanzieri russi mi risultassero troppo indigesti, mi sentirei in dovere di leggere un paio di libri per ciascuno di quelli imprescindibili e lì potrei chiudere il discorso. Idem per la grande scuola sudamericana, idem per quella giapponese, eccetera (e poi non sono tutti mattoni, ciascuno di loro ha anche prodotto testi di dimensioni modeste). Anche gli autori imprescindibili di super-mega-bestseller non sono una quantità spropositata; provato qualche libro per ciascuno, ci si può fermare. Idem, ancora, per quelli di genere: due anni fa avevo sperimentato un libro di un’autrice di cui avevo letto tante recensioni entusiaste e non ci penso nemmeno a sciropparmi tutta la serie.
Ci si possono porre degli obiettivi ma, oltre un certo limite, al gusto non si comanda.