War Horse – CrossMedia
War Horse (1982), celebre libro per ragazzi dello scrittore inglese Michael Morpurgo, è stata una delle mie letture del mese scorso. L’ho acquistato per due ragioni occasionali: la prima è che, siccome il libro narra la storia di un cavallo, mi chiedevo se fosse adatto come regalo di compleanno per un amico di mia figlia che ama appunto i cavalli; la seconda è che me ne è capitata sotto il naso un’edizione particolarmente bella e io, quando vedo un volume accattivante dal punto di vista cartotecnico, ci casco sempre. L’edizione è quella pubblicata da Rizzoli nel 2018 (traduzione di Claudia Manzolelli) e illustrata da Rae Smith con una ricca serie di figure in bianco e nero, alcune addirittura a quadrupla splash-page (infatti bisogna aprire le pagine ripiegate su se stesse per ottenere l’immagine nella sua interezza, che ha il formato di una panoramica scattata con il grandangolo).
Attenzione, da qui in poi ci sono numerosi spoiler: non procedere con la lettura se ti danno fastidio.
La storia è narrata in prima persona da Joey, il cavallo protagonista, e narra le sue peripezie sul fronte della Prima Guerra Mondiale: prima requisito dalla sua fattoria per diventare un elemento della cavalleria inglese, poi ospite di una fattoria nella campagna della Francia, infine addetto al trasporto artiglieria per i tedeschi. Nel finale, Joey si ricongiungerà finalmente con il suo giovane padrone che si è arruolato volontario nell’esercito inglese (appena raggiunta la maggiore età) proprio per cercarlo e riportarlo a casa.
La storia di Joey è in buona sostanza un pretesto per mostrare l’assurdità della guerra, un mostro capace di spezzare e rovinare vite ovunque e in qualsiasi modo: con le battaglie campali, le trincee, le prepotenze ai danni dei civili, la povertà che la segue. Lo sguardo ingenuo di Joey aiuta a trasmettere l’insensatezza e l’inutile crudeltà del conflitto armato, che offre pochi spiragli di umanità.
Proprio perché narrato dal punto di vista di un animale, il libro non può mettere in scena grandi complicazioni, né dal punto di vista dei temi né della trama: Joey semplicemente elenca le circostanze in cui viene a trovarsi e i passaggi di mano a cui è sottoposto, il che a volte mi sembra vada a danno della ricchezza di emozioni e di profondità che la storia poteva generare. La trasposizione cinematografica realizzata da Steven Spielberg nel 2011 può invece permettersi di costruire un intreccio più coeso e dalla struttura tradizionale, in cui la vicenda del cavallo si interseca con quella della famiglia di contadini cui viene strappato, lasciando spazio al rapporto con il giovane padrone (fun fact: nel cast ci sono anche Tom Hiddleston e Benedict Cumberbatch, nel ruolo di due ufficiali di cavalleria). Il punto a mio avviso più significativo della trama, sia nella versione in prosa che in quella su schermo, è quello in cui per aiutare Joey, ferito e avvolto da reticoli di filo spinato, un soldato inglese e uno tedesco escono dalle rispettive trincee sventolando bandiera bianca, si incontrano a metà strada nella cosiddetta Terra di Nessuno e collaborano alla salvezza del cavallo, diventando amici per quella decina di minuti.
Da War Horse è stata tratta, nel 2012, anche una versione teatrale che ha riscosso un enorme successo, soprattutto grazie alla costruzione di cavalli a grandezza naturale, costruiti e manovrati in modo da risultare incredibilmente realistici. I costumi e le scenografie sono stati realizzati proprio da Rae Smith, che per il suo lavoro sulla pièce teatrale ha vinto fior di premi e riconoscimenti e ha poi utilizzato i suoi schizzi e bozzetti per illustrare la nuova edizione del libro. Per quel che posso vedere dal trailer, la storia è simile a quella del film e immagino che sia anche altrettanto commovente: io so che, durante la mia visione home video, un paio di fazzoletti li ho fatti fuori.