Supergirl: così si fa
Supergirl, la nuova serie tv dedicata alla cugina del più famoso Uomo d’Acciaio, ha debuttato lunedì 26 ottobre negli Stati Uniti sul canale CBS. Un esordio niente male, sia perché visto da 13 milioni di persone (il che ne fa l’episodio pilota più seguito fra le serie partite in autunno per le più importanti case di produzione), sia per le recensioni positive su siti come Rotten Tomatoes e Metacritic.
L’atmosfera ricorda un po’ quella di Smallville, con un tocco di frenesia e velocità in più dovuto all’ambientazione metropolitana in stile newyorchese – le storie di Supergirl si svolgono nella fittizia National City. Le scene sul posto di lavoro di Kara-El, interpretata da Melissa Benoist, sembrano ricalcate da Ugly Betty, mentre la guest star Calista Flockhart dà il volto a Cat Grant, donna in carriera che sembra uscita da Il diavolo veste Prada. Il tono generale è leggero, adatto ai teen-ager: lontano dal mondo cupo di Arrow o di Gotham, tanto per rimanere nell’ambito delle serie tv dedicate ai personaggi della DC Comics, probabilmente ha qualche punto di contatto in più con The Flash.
La regia è veloce, brillante, disinvolta: bellissima la scena del primo decollo di Kara, con un’alternanza di inquadrature che ci fanno davvero volare insieme a lei. Ho anche apprezzato molto alcuni inside joke diretti ai fan più accaniti di cinecomics: gli occhiali in stile Clark Kent che Kara indossa quando è “in borghese”, il cameo di Dean Cain e Helen Hunter nei panni dei genitori adottivi (lui è stato dal 1993 al 1997 il protagonista di Lois & Clark: The New Adventures of Superman, lei aveva interpretato Supergirl nell’omonimo film del 1984).
La cosa che più mi ha convinta, tuttavia, riguarda l’estetica del personaggio, in particolare il costume. In due parole: nessuna – stupida – scollatura. Il costume ricalca l’originale visto nei fumetti, con stivali e minigonna, ma grazie al cielo la gonna ha una lunghezza sensata e nessun responsabile marketing ha ritenuto necessario modificare il corpetto rendendolo più scollato del dovuto o lasciando l’ombelico al vento (come aveva fatto Jim Lee quando aveva ridisegnato gli outfit dei personaggi DC al tempo del mega-crossover 52). Gioca anche a favore il fatto che Melissa Benoist non sia una donna prosperosa. Così ci risparmiamo risultati da bambolina di Playboy come questi:
Perché facciamocene una ragione, e questa tesi la sostengo ormai da anni, una supereroina che va in giro in minigonna (purché non ascellare) posso anche sopportarla, ma una vestita come Raffaella Carrà quando canta “Fiesta” no – a meno che non stiamo parlando di prodotti pensati esclusivamente per un pubblico di teen-ager sbavanti. Supergirl sta andando in giro a combattere il crimine e a risolvere emergenze, non a fare la lampada.
Mi fa anche piacere che, nella storia, Kara si comporti come una giovane donna perfettamente in grado di prendere decisioni e valutarne pro e contro, senza inverosimili debolezze che la rendano – secondo certi standard ormai datati – più femminile. Ha gli stessi poteri di Superman e lo sa benissimo: è semplicemente logico che non si senta spaurita, sebbene di carattere non sia una persona spavalda o estroversa. Senza contare un nucleo affettivo (la sorella, gli amici) che le danno forza morale. In una parola, è credibile e può essere un buon role model per tante giovani spettatrici. Durante la sua partecipazione promozionale al The Late Show, al conduttore che le chiedeva se gradisse il messaggio femminista che la serie si porta dietro, Melissa Benoist ha risposto: “Lo trovo fantastico. E penso che il femminismo consista nel fatto che la serie è per tutti”. Ovvero destinata a un pubblico tanto femminile quanto maschile, veicolando così un messaggio di pura uguaglianza, senza alcun presunto predominio di un genere sull’altro.
Alcune osservazioni interessanti su questo tema sono contenute anche in questo articolo da tv.com, dove tra l’altro si fa notare come Supergirl al momento sia l’unico serial di derivazione supereroistica con una protagonista femminile, eccezion fatta per Agent Carter prodotto dai Marvel Studios. Fra tre settimane, a questo duo si aggiungerà Jessica Jones (di nuovo Marvel) su Netflix. Resta da sperare che queste tracce di una nuova tendenza prima o poi si traducano anche in nuovi tentativi di qualità sul grande schermo, dopo i flop anni Duemila di Catwoman ed Elektra. Qualcuno ha forse fatto i nomi di Wonder Woman (DC) e Black Widow (Marvel?) No, così, mi era sembrato…
Nota a margine: Melissa Benoist è anche un’ottima cantante, che ha interpretato diverse cover famose quando aveva il ruolo di Marley Rose nella quarta e quinta serie di Glee. Non c’entra nulla, è solo che io ho questo amore incontrollato per certi attori e attrici, provenienti soprattutto dai paesi anglosassoni, la cui formazione è veramente completa e li rende adattabili a più media (cinema, tv, teatro, musica) e a più ruoli. Insomma, cantare questa canzone di Adele non è facilissimo, eh.