Registro – Workshop 9
Questo è il nono e penultimo post in cui ti racconto gli esercizi proposti da Annamaria Testa al workshop organizzato da Internazionale lo scorso ottobre (v. questo post).
Stavolta il tema è il registro che caratterizza un brano, la “sensazione generale” che il lettore dovrebbe provare a fine lettura. Dipende in larga parte dal contesto (ricordi i due esercizi sulla location? Li trovi qui e qui), tanto che il Grande Dizionario Garzanti definisce così il registro: «Modo di parlare o scrivere, livello espressivo proprio di una data situazione comunicativa: registro familiare, giornalistico, burocratico». Aggiungo altri esempi: registro comico, formale, drammatico, ironico, umoristico, tragico.
L’esercizio proposto da Annamaria consisteva nell’immaginare due persone, un lui e una lei, che stanno consultando con grande attenzione ciascuna il proprio smartphone, e costruire fra loro due possibili interazioni: una di registro comico e una di registro commovente.
A me sono venute così.
Registro comico:
Mentre fissano lo schermo dei rispettivi telefonini, entrambi sollevano leggermente la testa, focalizzano lo sguardo, cliccano ripetutamente sul tasto del volume, si fanno più attenti. Ora da entrambi i telefonini si sente nitidamente la telecronaca di una partita. Per una frazione di secondo si guardano con la coda dell’occhio, sorridendo per la coincidenza. Poi lei urla “Gooooooool!” e lui “Ma vaffanculo!”
Registro commovente:
Lui guarda il telefonino e a un certo punto commenta, in tono dispiaciuto: “Ma dai, non ci credo…!”
Lei lo guarda, lui si rende conto di aver parlato ad alta voce: “Ah, scusi, è che ho appena saputo una cosa. È morta la mia maestra delle elementari, una persona tanto carina”. Le mostra lo schermo del telefonino, dove c’è la notizia fra gli aggiornamenti di Facebook, con la foto di una signora sulla sessantina.
Lei sorride: “Era la mia mamma”.