Quella voce appena percettibile – Citazioni 7
“Il taglio del bosco” è il titolo di un racconto lungo che Carlo Cassola scrisse nel 1948-49. Io l’ho letto per la prima volta qualche anno fa, perché faceva parte della bibliografia di un corso di scrittura a cui ero iscritta. Però non lo avevo iniziato con tanta convinzione, pensavo che Cassola (del quale avevo qualche vaga rimembranza scolastica) non fosse il genere di autore che poteva rientrare nei miei gusti.
Invece, per quanto non l’abbia trovato una lettura trascinante, di quelle che ti impediscono di chiudere il libro finché non l’hai finito, “Il taglio del bosco” mi è molto piaciuto. Suppongo perché tratta un argomento difficilissimo da affrontare, ben riassunto da queste righe di Niccolò Gallo riportate sulla copertina dell’edizione Mondadori: “La vita fragile, che si incrina e si spezza, la vicissitudine dell’uomo coi suoi gesti quotidiani, la legge del soffrire sono i temi che Cassola ha portato fino all’estremo limite”.
Sempre cose allegre io, lo so. Ma ogni volta che mi imbatto in un’opera che cerca di toccare il senso ultimo, profondo, inarrivabile dell’esistenza (opera che quindi, per definizione, può solo essere triste e deprimente), mi sento come se in quell’autore avessi trovato un amico o un fratello. Per esempio, leggi questo passaggio:
La zia gli versò un bicchiere di vino, e intanto gli domandava se avesse bisogno di cenare.
«No,» rispose Guglielmo, e vuotò il bicchiere.
La zia ora lo osservava attentamente.
«Come va, Guglielmo?» gli chiese.
Guglielmo si appoggiò al muro, buttando indietro la tesa del cappello:
«Dio mio, Lina… Va sempre peggio.»
Gli brillavano gli occhi, e due lacrime sgorgarono e presero a scorrergli per le guance. Rimaserò così, per qualche istante, l’uno di fronte all’altra. Poi la zia gli posò una mano sul braccio:
«Vai a casa, Guglielmo,» disse con dolcezza. «Sono cinque mesi che manchi da casa, sarai contento di rivedere le tue bimbe, vero?»
«Sì,» rispose Guglielmo con voce appena percettibile.
Col dorso della mano si asciugò la faccia, poi raccolse il sacco e, senza dir niente, uscì sulla strada.
Ecco: non senti, in quel “sì” flebile, stanco, rassegnato, un’ombra di quella sensazione di smarrimento che prima o poi ci prende tutti alla bocca dello stomaco e ci lascia storditi per un tempo indefinito?
Ci metterei la firma, a saper trasmettere (anche) cose del genere. Arrivare a un “sì” come quello non è semplice scrittura, è arte.
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Citazioni è una rubrica che propone ciò che il suo titolo suggerisce: frasi, estratti, esempi.