La motrice – Dentro il racconto
“La motrice” (in originale “The Engine”, 1977) è un racconto breve di Marion Zimmer Bradley, pubblicato per la prima volta sulla rivista Viva e poi raccolto insieme ad altri nel volume Le più belle storie di Marion Zimmer Bradley (Longanesi, 1990 – in originale The Best of Marion Zimmer Bradley, 1985).
Quando lessi per la prima volta quell’antologia, mi segnai a matita sull’indice, con un punteggio da 1 a 3, quanto ogni racconto mi fosse piaciuto. “La motrice”, vedo ora a distanza di quasi trent’anni, si era beccata un misero 1. Eppure, passati appunto i suddetti trent’anni, di tutti quei racconti è l’unico che ricordo in maniera vivida perché aveva una carica dirompente e, sebbene usasse un linguaggio mai volgare, affrontava un argomento scabroso. Comincia così:
«Odio la motrice.
Sì, naturalmente so anch’io che è il miracolo del nostro secolo, che nessun uomo, e figuriamoci una donna, soffre ormai di astinenza com’è accaduto dagli albori della storia. Era certamente una cosa da barbari lasciare la soddisfazione di un istinto così vitale alla goffaggine casuale della mutua attrazione […]».
Attenzione, da qui in poi ci sono degli spoiler sostanziali: non procedere con la lettura se ti danno fastidio.
La storia parla di una donna che vorrebbe sottrarsi a un obbligo legislativo del mondo futuro e tecnologico in cui vive: quello di sottoporsi, un paio di volte al mese, al trattamento della Motrice, ovvero una specie di attrezzo ginecologico finalizzato a far raggiungere a chiunque un picco di piacere sessuale, senza il quale è clinicamente assodato che le persone sarebbero meno serene, meno attive, meno adatte alla società. È permesso l’esonero dalla motrice solamente se, a seguito di periodiche visite mediche, si può dimostrare di essere soddisfatti/e delle proprie esperienze sessuali condotte in maniera tradizionale; ma la protagonista è talmente ossessionata dal suo odio per la motrice e per questo modo arrogante e totalitarista di interferire nella sfera privata delle persone, da sentirsi sempre a rischio, sempre preoccupata, e quindi sempre meno serena, il che alla lunga inficia il suo matrimonio e quindi la costringe proprio a sottoporsi alla motrice.
Totale, sei paginette da brivido, che anticipano numerosi temi al momento attualissimi: da certi potenziali decreti legge sulla famiglia al femminicidio, dal body shaming alla difficoltà di ricorrere all’aborto nelle strutture pubbliche, dal ruolo della donna in determinati paesi rimasti al Cenozoico e alle minacce che il ruolo della donna subisce perfino in società che si presume dovrebbero essere arrivate almeno all’età contemporanea. “La motrice” anticipa importanti romanzi distopici, con particolare riferimento all’universo femminile, come Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood (che è del 1985), Vox di Christina Dalcher (2018) e The Water Cure di Sophie Mackintosh (anch’esso 2018). D’altra parte, i temi femministi tornano in quasi tutte le opere di Marion Zimmer Bradley, dal ciclo di Avalon a quello di Darkover passando per La Torcia (dedicato alla guerra di Troia vista dagli occhi di Cassandra).
Scritto in prima persona, “La motrice” esprime tutta la repulsione che una donna può provare in una situazione estrema, a simbolo delle catene (fisiche e mentali) che imprigionano tante donne nel mondo. Vale la pena di leggerlo per il modo in cui l’odio verso la motrice conduce la protagonista proprio a doverla subire (una sorta di profezia autoavverante) e per il senso di oppressione che il testo riesce a suggerire. Facendosi ricordare a trent’anni di distanza.