Il professor Keating – Icone 2
Lo so. È un personaggio, non una persona. Eppure il professor Keating, alias Robin Williams ne L’attimo fuggente (in originale Dead Poets Society), film del 1989, è un altro punto fermo che ha contribuito a formare il mio carattere e i miei gusti.
Nel 1989 avevo 18 anni e, come tanti post-adolescenti o young adult, stavo prendendo decisioni significative per la mia vita. Anzi, detto col senno di poi, stavo prendendo una decisione totalmente e innegabilmente stupida: iscrivermi a una facoltà universitaria che non riscuoteva il mio interesse, scartando invece quella che davvero avrei voluto frequentare. La solita storia: con una laurea umanistica non trovi lavoro, invece con una scientifica vuoi mettere… certo. E io sono l’infanta di Spagna.
Mi ci vollero due anni per ritrovare la retta (e proficua) via. In quei due anni l’ombra del professor Keating si annidava, nemmeno troppo furtiva, in fondo al mio cervello. Dicendomi che avevo sbagliato, sicuro, ma che ero ancora in tempo a rimediare. Che non dovevo sacrificare la mia libertà e le mie ambizioni. Che solo gli stupidi non cambiano mai idea.
Ci vollero ripetuti fallimenti, amare frustrazioni e un altro paio di incontri importanti (uno col professor Massimo Ferri, l’altro con i libri di Leo Buscaglia) prima che riuscissi a rialzarmi. E ulteriori incontri anche più importanti negli anni successivi, prima di arrivare al raggiungimento di obiettivi prestigiosi, ciascuno dei quali mi faceva tornare con la memoria a quel film e a quei ragazzi che cercavano disperatamente di trovare se stessi.
Anche perché è il genere di percorso che non finisce mai. Guadagnate alcune tappe, all’orizzonte se ne profilano altre. Non importa quanti anni hai e quanti risultati hai già ottenuto, puoi sempre individuare nuovi obiettivi da perseguire – anche se, per farlo, devi importi una bella sterzata e magari abbandonare spiagge familiari e sicure per imbarcarti in un viaggio rischioso.
Una nota citazione di Buscaglia recita: “Solo la persona che rischia è veramente libera”. Ora io non so se la stesura dei racconti e del romanzo mi porterà soddisfazioni, frustrazioni, incertezze o che altro, ma di sicuro mi restituisce un piacevole senso di libertà che da qualche tempo non provavo più.
Grazie, professor Keating e grazie Robin Williams (che proprio oggi avrebbe compiuto gli anni, se non si fosse tolto la vita nell’agosto dell’anno scorso). Oh capitano, mio capitano.